L'uomo, il maschio, si è inceppato, non funziona più.
Crisi di valori, perdita di ruolo, paura della vita: l'uomo, il maschio, smarrisce la sua posizione nel mondo, il suo senso di esistere.
E si ferma, si immobilizza. Smette di funzionare.
Come aggiustarlo? Come ripararlo? E' ancora possibile, e soprattutto ne vale ancora la pena?
Dov'è l'errore, cosa è andato storto?
A questo problema sono chiamati a dare una soluzione tre improbabili dèi: un decrepito Zeus, un Efesto tracagnotto e un ingenuo Ermes.
Sono ciò che rimane delle potenti divinità che furono un tempo, sono dèi decaduti.
Zeus è vecchio e disilluso, nostalgico della sua perduta virilità.
Efesto un pasticcione tuttofare, convinto che questa sia l'occasione buona per poter recuperare il posto che gli spetta nell'universo.
Ermes un saggio incompreso, troppo etereo, troppo naif per poter essere preso sul serio dagli altri due.
Sono tre figure grottesche della crisi dell'uomo nel nostro quotidiano: insufficienti, inadeguati, perennemente alla ricerca di un riscatto che non arriva.
Posti davanti a una problema che sembra impossibile da risolvere daranno vita a un confronto-scontro comico e profondo allo stesso tempo in cui le singole istanze si riveleranno sempre troppo limitate, le proposte troppo sgangherate e fallimentari, facendo così procedere la storia in un susseguirsi serrato di dialoghi, giochi linguistici, gags e incastri di ragionamento che smonterà miti e certezza del maschile per approdare infine a una domanda decisiva: se il maschio è un tale fallimento perché continuiamo a metterlo al centro di ogni progetto sociale?
I nostri protagonisti sono tre buffoni contemporanei incastrati in una commedia che prende spunto da varie ispirazioni, dagli studi di Joan Bolen e dal sottile umorismo di "Che cos'è l'uomo" di Mark Twain.
Commedia di ruoli che nasconde in sé un ulteriore sorpresa: i nostri dèi infatti sono impersonati non da attori uomini, ma da tre attrici che, dopo anni di lavoro all'interno del collettivo King del Teatro Ringhiera, hanno deciso di portare in scena, in chiave comica, il maschile che le abita.
Un irriverente gioco nel gioco che non vuole risparmiare niente e nessuno e che promette di farci ridere e pensare.
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